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 COP29: le nuove prospettive green e la c.d. finanza climatica

Il 29 esimo vertice della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici si è aperto a Baku, in un contesto globale segnato da conflitti e rivelatore di quanto le questioni climatiche e di sicurezza siano spesso collegate, soprattutto in Africa. Dal 1946 il numero di conflitti armati nel mondo non è mai stato così alto. Dal conflitto ucraino a Gaza, dal Sudan al Sahel, la COP29 si svolgerà in un contesto di guerre. A prima vista, questi eventi possono sembrare non correlati, ma il cambiamento climatico e i conflitti sono, al contrario, strettamente intrecciati. Non solo le attività legate alla guerra rappresentano il 5-6% delle emissioni globali, ma la siccità prolungata e l'aumento della competizione per le risorse, compresa l'acqua, stanno esacerbando i conflitti in tutto il mondo, rendendo le persone ancora più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico.

Questo circolo vizioso è particolarmente visibile in Africa. In Ciad, ad esempio, l'estrema siccità dovuta ai cambiamenti climatici ha ridotto le dimensioni del lago Ciad del 90%. Ciò ha portato le comunità locali a scontrarsi per l'accesso all'acqua, al cibo e alla terra, alimentando l'ascesa di gruppi islamisti, come Boko Haram. Inoltre, sul Nilo, la lotta per l'acqua tra Egitto ed Etiopia per la diga del Rinascimento potrebbe degenerare in un conflitto armato. Il cambiamento climatico non farà che amplificare i rischi di conflitto. Ecco perché la pace sarà in cima all'agenda della conferenza sul clima COP29 e che alcuni stanno già chiamando la "COP della pace.

La COP 29 si concentra su due pilastri fondamentali:

  1. Rafforzare i piani nazionali di ciascun Paese per garantire la trasparenza nelle loro azioni climatiche;

  2. Evidenziare il ruolo della c.d. “finanza climatica”, cruciale per trasformare gli obiettivi in azioni concrete, ridurre le emissioni, adattarsi ai cambiamenti climatici e affrontare le perdite e i danni associati. Il nuovo obiettivo quantificato dovrà sostituire quello attuale di 100 miliardi di dollari annui a partire dal 2025. Questo target è significativo per mobilitare le risorse necessarie ai Paesi in via di sviluppo nelle loro politiche di adattamento e per mitigare i danni causati dagli eventi climatici estremi.

I finanziamenti per il clima sono, dunque, parte integrante della soluzione. Non solo le persone hanno bisogno di finanziamenti per adattarsi ai cambiamenti climatici che alimentano i conflitti, ma possono anche creare nuove tecnologie, posti di lavoro, infrastrutture sostenibili e prosperità, riducendo significativamente il rischio di conflitti. In particolare, i Paesi africani hanno bisogno di 2.800 miliardi di dollari entro il 2030 per attuare i progetti necessari per rispettare i loro impegni climatici, noti come contributi determinati a livello nazionale (NDC). Gli aiuti esterni e le risorse pubbliche giocheranno sicuramente un ruolo importante nel finanziare queste esigenze, ma anche i governi devono trovare opportunità per attrarre investimenti privati e promuovere progetti verdi a livello locale. Impegnata a finanziare questa transizione verde e ad aumentare la quota di finanziamenti globali per il clima forniti al continente, la Banca Africana di Sviluppo, con il sostegno dei suoi partner, ha lanciato l'African Green Banks Initiative (AGBI), che fornisce una soluzione pratica alle esigenze di finanziamento degli imprenditori verdi locali, sostenendo la creazione di una rete di banche verdi dedicate al finanziamento di progetti per il clima.

Nonostante alcune defezioni di leader mondiali come quella del Presidente francese Macron e il cancelliere tedesco Scholz per la discutibilità della scelta dell’Azerbaigian come Paese ospitante, data la sua posizione primaria di produttore di petrolio e gas, l’Italia parteciperà attivamente, sostenendo soluzioni intersettoriali e costruendo partenariati duraturi nel tempo.

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